I Colori dell'Acqua
Ex Chiesa di San Pietro
La chiesa di San Pietro è situata in pieno centro storico, in Piazza Castello, un toponimo che rimanda all’antico Castellum de Atissa citato nel Chronicon Farfense in un atto di donazione dell’829. La struttura domina l’articolato impianto elicoidale del quartiere medioevale di Tixa, uno dei due borghi che, con Ate, ha contribuito alla formazione della città di Atessa. Gli elementi degli stipiti del piccolo portale trilitico che adorna la facciata, semplice e pulita, ne tradiscono stilisticamente l’ascendenza medioevale.
L’edificio, più volte rimaneggiato, subisce una radicale ristrutturazione sotto il prevosto Antonio Di Luca di Chieti, che guidò la prepositura atessana negli anni 1467-1490.
Anticamente retta da un curato, poi proprietà della famiglia La Furia e, per ultimo, della famiglia Serafini, la chiesa, negli ultimi decenni del XX secolo, è stata acquisita dal comune di Atessa e ristrutturata come sala polifunzionale.
Dal 2010 è sede della Fondazione MusAte che ha curato l’allestimento, al suo interno, della mostra permanente “I colori dell’acqua”, comprendente 120 quadri che artisti contemporanei hanno prodotto come omaggio a Giò Pomodoro, in occasione dell’inaugurazione della fontana ideata dal grande scultore ed installata nel 2004 in Piazza Oberdan.
La vis creativa degli artisti si proietta, infatti, sul filone monotematico proposto, “Tensioni e riflessi del Sangro”, che costituiva il filo conduttore dell'omaggio a Giò Pomodoro, su progetto di Ernesto Terlizzi. Le opere realizzate, già esposte a Palazzo Ferri, hanno trovato una più degna e prestigiosa collocazione nello spazio luminoso dell'aula sacra di San Pietro, sottoposta ad un accurato e paziente restauro conservativo e valorizzativo.
Quasi tutti gli artisti si sono cimentati sul tema dell'acqua, rispettando il formato proposto, nella dimensione orizzontale o verticale, e realizzando un “unico lavoro a 200 mani”. Il progetto di Giò Pomodoro e le immagini della fontana realizzata in Piazza Oberdan aprono la lunga teoria dei quadri nei quali l'acqua e/o il fiume vivono in forme figurative o per richiami simbolici o per accostamenti ideali o sull'onda di sottili suggestioni o, infine, attraverso segni criptici, sperimentazioni polimateriche e astrazioni geometriche in cui convergono, si scontrano e si raccordano le tensioni emotive, le idealità e le regole stilistiche dei vari artisti.
Nel fiume Sangro o semplicemente nell'acqua, come metafora della vita, come esperienza cromatica, come movimento nello spazio e come segno nel tempo, si specchia l'universo concettuale di molti autori e si intuiscono i riflessi della loro ricerca formale ed estetica.
Summatim si può rilevare che in A. D'Amelio il fiume scorre serpentiforme, è rosso brillante, con esplicito richiamo alla suggestiva etimologia del Sangro da sangue. In Bruno Donzelli il Sangro è una corposa linea di variegato azzurro che divide verticalmente uno spazio geografico artistico che ne caratterizza la storia ed il vissuto personale. L'omaggio a Giò Pomodoro di Ernesto Terlizzi, ideatore e curatore della mostra, è una vela che sembra svettare verso l'alto, unico elemento dinamico tra le due forme geometriche che scandiscono lo spazio e si impongono per il non colore, il nero ed il grigio. In Simon Benetton l'alternarsi di fasci di linee orizzontali e verticali, che si intersecano nello sfondo azzurro, suggerisce lo zampillio dell'acqua e la potenza simbolica della sua energia fecondatrice. In Vincenzo Di Giosaffatte il fiume Sangro è rappresentato da una larga striscia verticale di onde azzurre e rosate che catturano la luce. Leggera ma intensa come il mondo delle fiabe è la composizione che Giosetta Fioroni intitola “Fiore di palude”; 'L'Alto Sangro' di Eteras Verrusio ha una forza espressiva di insondabile profondità, mentre nell’acquerello 'Sulle orme di Narciso, nel Sangro' del marito, il grande artista Pasquale Verrusio, i volumi si annullano nella luce rosata e biancastra e la levità del corpo di Narciso gareggia con l'evanescenza dell'ombra riflessa.
L'elenco potrebbe continuare e svelare tanti aspetti insospettabili della creatività e della inesausta ricerca stilistica degli artisti contemporanei. In alcuni autori, tuttavia, non prevale il tema dell’acqua ma la ricerca dell'omaggio da tributare a Giò Pomodoro, utilizzando immagini, forme e simboli più rispondenti agli imperativi artistici personali che all'elaborazione del tema proposto. Ma in tutte le opere presenti domina l'esplosione dei colori, vibrante e fascinosa in cui ciascun artista proietta il proprio vissuto interiore, crea forme e conferisce forza e consistenza ai propri sentimenti.
ADELE CICCHITTI